
di Maurizio Di Palma
Il premierato proposto dalla maggioranza elude tutti i pesi e i contrappesi dei sistemi parlamentari e presidenziali disegnando un sistema squilibrato. Meglio partire da una legge elettorale uninominale a doppio turno.
Il Premierato è una riforma costituzionale – ancora da adottare in via definitiva – che prevede l’elezione diretta del Presidente del Consiglio e l’attribuzione alla coalizione che lo sostiene di un premio di maggioranza.
Durante la legislatura il Parlamento può sfiduciare il Premier, ma in tal caso determina anche il suo scioglimento e il ricorso alle urne.
Il Premier dal canto suo può sciogliere le camere e anche in tal caso si torna alle urne.
Una piccola deroga è prevista in caso di dimissioni del Premier laddove questo autorizzi la prosecuzione delle legislatura con le nomina di un altro capo del governo che faccia parte della maggioranza esistente.
Il sistema disegnato non trova analogie in altri sistemi democratici e somiglia parecchio al modello adottato in Turchia. Non è comunque un sistema parlamentare e neppure un sistema presidenziale perché non ripropone i pesi e i contrappesi che contraddistinguono entrambi.
E’ vero che nei sistemi parlamentari i parlamenti delegano sempre più funzioni all’esecutivo dal quale anzi si lasciano guidare, ma è vero che mantengono sempre il diritto di sostituire il capo del governo. E’ proprio questo potere che, anche se esercitato di rado o non esercitato, consente al parlamento di esercitare un controllo effettivo sul premier e di fare in modo che quest’ultimo tenga sempre nel debito conto la volontà parlamentare.
Nei sistemi presidenziali invece parlamento e governo – nella persona del Presidente – vengono eletti separatamente e, anche se non vanno d’accordo – perchè magari la maggioranza parlamentare e il Presidente appartengono a due partiti diversi – decono convivere. L’uno non può mandare a casa l’altro e devono trovare accordi sui singoli provvedimenti da adottare.
Anche nei sistemi presidenziali – almeno quelli democratici diversi da quello turco – i parlamenti mantengono un potere notevole, dal momento che detengono l’esclusivo potere legislativo e possono mettere in seria difficoltà il Presidente. Si tratta di un potere talmente forte che è stato previsto in capo al Presidente un potere di veto che gli consenta di difendersi dallo strapotere delle assemblee.
Non così nel premierato.
Un sistema che preveda il potere del premier di sciogiere le camere e lo scioglimento dell’assemblea parlamentare in caso di sfiducia, riduce al lumicino le prerogative del parlamento.
Il Parlamento diventa anzi una assemblea a sovranità limitata che obtorto collo deve approvare i provvedimenti dell’esecutivo pur di non andare a casa, un’accolita di cortigiani del premier più che di deputati. Un po’ come avviene oggi per i Consigli comunali e Regionali che da anni sono costretti ad accodarsi alle determinazioni di sindaci e presidenti.
A meno che davvero non si consideri la Turchia un modello democratico da copiare, scelga l’attuale Parlamento se vuole un sistema parlamentare o presidenziale e accantoni questo progetto che prelude a scenari autoritari.
Consideri in ogni cao che non è costringendo i deputati a votare come non vogliono che si assicurerà la stabilità delle istituzioni, ma comunciando dalle fondamenta ossia dalla legge elettorale.
Un sistema uninominale a doppio turno rafforzerebbe i partiti più radicati nei territori, responsabilizzerebbe i deputati – oggi fedeli servitori del leader di turno che li ha nominati – e semplificherebbe talmente la rappresentanza parlamentare da creare i presupposti per legislature più stabili.